Crescita al di sotto della media nazionale, disoccupazione e lavoro nero in aumento, emigrazione alle stelle. Sono questi i tratti salienti di un Mezzogiorno che non riesce a tenere il lento passo dell'economia settentrionale, e che da sei anni consecutivi cresce meno del Centro-Nord. A dirlo è il Rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2008 presentato ieri a Roma. crescita vicina allo zero Nel 2007 il Sud è cresciuto dello 0,7%, un punto di meno rispetto al Centro-Nord e in calo di 0,4 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Ma sono Puglia (2 %), Molise (+1,7%), Basilicata (+1,5%) e Sardegna (+1,3%) a mostrare le migliori performance. Campania (+0,5%) e Sicilia (+0,1 %) sono quasi ferme la Calabria fa registrare addirittura segni negativi. Due le cause principali del fenomeno: investimenti che rallentano, famiglie che non consumano. Rilevante infatti il rallentamento degli investimenti fissi lordi dell'area (che hanno fatto segnare nel 2007 un timido +0,5% a fronte del + 2,4% dell'anno precedente), che testimonia il peggioramento del clima di fiducia delle imprese. Sulla stessa linea la spesa delle famiglie meridionali, ferma al +0,8%, circa la metà di quella del Centro-Nord (+1,5%). Da sette anni la dinamica dei consumi interni è poco più che stagnante (+0,5 %), a conferma delle difficoltà delle famiglie meridionali a sostenere il livello di spesa. OCCUPAZIONE in calo Come negli scorsi anni, continua il calo dei disoccupati: meno 101mila al Sud, con una flessione rispetto all'anno precedente dell'11,2%. Ma non tutti i disoccupati hanno trovato un nuovo lavoro. Lo dimostrano i dati sulla disoccupazione. Una quota consistente di disoccupati ha smesso di cercare un'occupazione. In Campania, ad esempio, nel 2007 i disoccupati sono scesi di oltre 38mila unità, e i nuovi occupati a loro volta sono scesi di 11mila unità. In altri termini, negli ultimi sei anni al Sud i disoccupati sono scesi di 635mila unità: 285mila hanno trovato un lavoro, 350mila sono "scomparsi": non cercano né trovano lavoro. Spina nel fianco è anche il sommerso, che riguarda al Sud circa 1 lavoratore su 5 (19,2%), a fronte del 9,1 % dell'altra ripartizione. Nel 2007 i lavoratori irregolari al Sud sono scesi di 66mila unità (-4,8%), arrivando a quota 1 milione 304mila. Agricoltura, commercio e servizi i settori dove si concentrano i lavoratori al nero. Da segnalare la forte presenza di sommerso al Sud nel settore industriale (11,6% contro 1,8% del Centro-Nord), segno delle forti difficoltà delle Pmi meridionali. povertà tra famiglie e LAUREATI Rispetto al 28% del Centro-Nord, più della metà delle famiglie monoreddito al Sud risulta esposto al rischio di povertà. Nel 2005 il 18% delle famiglie meridionali ha percepito meno di 1.000 euro al mese e il 20% circa ha guadagnato tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Inoltre quasi 14 famiglie su 100 al Sud hanno più di tre persone a carico (4.1 % al Centro-Nord) con punte del 18% in Campania. Vi sono famiglie in cui non ci si può permettere un pasto adeguato almeno tre volte a settimana (10% sul totale meridionale), né riscaldare adeguatamente l'abitazione (20 %) o comprare vestiti necessari (28 %). Quasi il 20 % delle famiglie meridionali nel 2005 ha avuto periodi in cui non poteva acquistare medicinali. Neanche raggiungere un buon livello di istruzione tutela dall'esposizione al rischio povertà: si trova in questa situazione il 9,4% dei laureati residenti al Sud. 600mila emigranti Negli ultimi dieci anni, dal 1997 al 2007, oltre 600mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno per trasferire la residenza al Centro-Nord. Nel 2007 ai 120mila trasferimenti di residenza si aggiungono 150mila pendolari di lungo raggio, che si spostano temporaneamente al Centro-Nord per lavorare. Questi flussi di mobilità unidirezionale Sud-Nord sono un caso unico in Europa e testimoniano la distanza economica tra le due aree. I nuovi emigranti sono in larga parte pendolari: soprattutto maschi, giovani (1'80 % ha meno di 45 anni), single o figli che vivono in famiglia, con un titolo di studio medio-alto e che svolgono mansioni di livello elevato nel 50% dei casi, a conferma dell'incapacità del sistema produttivo meridionale di assorbire manodopera qualifica; alti costi delle abitazioni e contratti a termine spingono a trasferire definitivamente la residenza. Lombardia, Emilia Romagna e Lazio restano le tre regioni preferite dai nuovi emigranti. Le regioni più soggette al pendolarismo di lunga distanza verso il Nord sono la Campania (50mila unità). Sicilia (28mila) e Puglia (2Imila). sud POCO COMPETITIVO In base a tre indicatori individuati dalla SVIMEZ (benessere economico, situazione di partecipazione ed equilibrio del mercato del lavoro, livello di sviluppo delle risorse umane e della ricerca scientifica) è stato costruito un indice di competitività che conferma in modo evidente la debolezza del Mezzogiorno. Sicilia, Puglia, Campania e Calabria registrano i più bassi tassi di occupazione femminile in Europa (sotto il 30%), distanti di quasi lO punti dalle regioni più arretrate della Grecia e della Spagna e di quasi 20 dall' est Europa. SPESA PUBBLICA IN calo La quota di spesa pubblica in conto capitale del Mezzogiorno è passata dal 40,6% del 2001 al 35,3% nel 2007, arrivando cosÌ al livello più basso dal 1998. Tale quota non solo è ben lontana dall' obiettivo del 45% fissato in fase di programmazione, ma non raggiunge neppure il peso naturale del Mezzogiorno (la media tra la sua quota di popolazione e di territorio) che è del 38% circa. Negli ultimi anni nel Mezzogiorno la spesa "aggiuntiva" nazionale e comunitaria, data l'esiguità delle risorse, si è limitata a compensare le carenze della spesa ordinaria. INFRASTRUTTURE carenti Fatto pari a 100 il valore Italia, riguardo alla dotazione di autostrade il Sud è fermo al 78,6%. Non va meglio sul fronte delle ferrovie: il 42 % delle linee presenti nell'area non sono elettrificate. Sottodotate anche le linee di trasmissione elettrica e del gas (67,3% dell'Italia), che raggiungono percentuali ancora più basse in Basilicata (49,2%), Molise (37,4) e Sardegna (32,2). Fa eccezione la Campania, che registra il 123,1 %. L'indice sintetico di dotazione di reti idriche ferma il Sud al 65,6%, la metà circa del Centro-Nord (135,2). Nel Mezzogiorno inoltre il 37% dell'acqua immessa in rete viene perso, con percentuali particolarmente elevate in Sardegna (43,2 % ) e Puglia (46,3 % ). |