domenica 5 giugno 2011

DERIVATI

DAL BLOG ICEBERGFINANZA DI ANDREA M.

DERIVATI: UN MONDO ALLA DERIVA!




Come ho confidato nel settembre del 2009 in una intervista a Fondionline la mia sensazione è che non manchi poi molto alla seconda ondata della Grande Crisi, come ha confermato recentemente anche il segretario al Tesoro americano Geithner.

Nuovi fallimenti e sofferenze dall’economia reale attendendo l’innesco della bomba dei derivati che non mancherà di mettere a dura prova la stessa solvibilità dei principali istituti finanziari ed assicurativi mondiali.

Nel mio libro c'è un intero capitolo dedicato ai rischi di questo mondo derivato.

A gennaio nel post dedicato “ No Man’s Ocean 2011” abbiamo visto come ad esempio Dexia raggiungeva il 180 % della crescita del prodotto interno lordo del Belgio in relazione agli impieghi.

E’ di ieri la notizia che … Già da oggi Dexia potrebbe correre ai ripari presentando una maxi-ristrutturazione per poter affrontare quello che è per la seconda volta lo spettro del default. L’istituto franco-belga affronta oggi nuovamente una crisi dovuta alla sua esposizione a mercati ad elevato rischio.Gran parte del portafoglio di Dexia risulta esposto su Grecia, Irlanda, Portogallo e subprime USA. A ciò è da sommarsi anche una zavorra data dal riassetto legato al salvataggio del 2008 quando l’istituto fu graziato da un intervento di ben due stati: Francia e Belgio.

Oltre a dover negoziare l’uscita dai prestiti di stato, 6,4 miliardi come valore, Dexia affronta il peso della Grecia che le ha portato un credit watch negativo da parte di S&P. Oltre il 21% del portafoglio è esposto infatti sul paese ellenico, che in soldi fa qualche cosa come 3,5 miliardi di euro.Il piano di Dexia risulta cruciale per l’Italia per due motivi, da un lato il futuro della divisione italiana Dexia Crediop e dall’altro le cause in corso sui derivati. Voci danno già in vendita la unit italiana specializzata nella finanza pubblica, mentre per la parte dei derivati la questione è più complicata.

Intanto sul mercato si è assistito venerdì alla sospensione del titolo e sul mercato obbligazionario si assiste ad un diffuso calo delle quotazioni a fronte del rischio con un aumento del premio a scadenza. Borsaefinanza

Basterebbe questa notizia per far comprendere come in realtà siamo entrati nella seconda fase di questa immensa depressione economico/finanziaria, ma probabilmente non c'è ancora la percezione di quello che in realtà potrebbe accadere.

Il futuro governatore della BCE non perde occasione per ricordare come...

La riforma degli strumenti derivati negoziati over-the-counter porterà all'aumento della trasparenza e dei requisiti di capitale per ridurre i rischi sistemici. Il sistema bancario ombra sarà oggetto di nuove regole per contenere i rischi generati da eccessi di leva finanziaria e illiquidità. Il governatore Mario Draghi ha così confermato l'arrivo di un'ulteriore stretta a derivati Otc e intermediazione creditizia non regolamentata. Ma la Banca d'Italia, oltre al ruolo di vigilante della stabilità del sistema, monitora la finanza strutturata quando «di difficile comprensione per gli investitori non professionali», per tutelare i risparmiatori. È questo il caso degli Etf basati sull'uso degli swap che, come si legge nella Relazione annuale, «possono essere esposti a rischi di controparte e di liquidità» mentre quelli «a leva possono presentare profili di rischio e rendimento molto diversi» dagli Etf non strutturati. In quanto ai derivati usati da enti locali e territoriali, la Relazione rileva una diminuzione del valore nozionale degli strumenti in essere e del mark-to-market negativo.


Ma a parte parlare in questi anni non abbiamo visto nulla che il realtà possa mettere sotto controllo questi strumenti di distruzione di massa, perchè in molti sono sul libro paga delle lobby che dettano le regole sempre e comunque. Ecco perchè siamo ostaggi di un gruppo di criminali che manovra il sistema con i guanti di velluto.

Negli ultimi tempi le agenzie di rating si sforzano di mettere sotto osservazione i sistemi finanziari di alcuni paesi ieri l'Inghilterra oggi l'America scoprendo l'acqua bagnata...

L'agenzia di rating Moody's ha fatto sapere di essere pronta a sottoporre la valutazione degli Stati Uniti a revisione per un possibile downgrade, se nelle prossime settimane non dovessero esserci progressi per innalzare il limite del debito pubblico scongiurando il rischio di default del Paese. Se ciò dovesse verificarsi, l'agenzia ha fatto sapere che il rating degli Stati Uniti, Aaa (il massimo possibile), rimarrebbe immutato. Tuttavia, l'agenzia afferma che, se non ci sarà un «accordo credibile» sulla riduzione del deficit potrebbe essere rivisto l'outlook del Paese, che potrebbe essere abbassato da «stabile» a «negativo». L'outlook degli Stati Uniti è già stato tagliato da S&P's lo scorso 18 aprile.

Moody's Investor Service ha inoltre avviato una revisione del rating sul credito senior e subordinato di Citigroup, Bank of America e Wells Fargo per una possibile revisione al ribasso della valutazione. La decisione dell'agenzia di rating è legata all'eccessiva esposizione in mutui residenziali delle tre grandi banche americane.Sole24Ore


Massimo ieri chi ha detto che se in Inghilterra si dovesse comprendere nel computo del debito pubblico anche tutti gli aiuti e le garanzie del governo al proprio sistema bancario il debito inglese esploderebbe al 145 % altro che quello italiano, ma in pochi hanno il coraggio di dire le cose come stanno, cercando di evidenziare pur nelle estreme difficoltà del nostro Paese come siamo messi megli di tanti altri.

Che poi il Financial Times non perda tempo nel criticare la pagliuzza che si trova nell'occhio dei vicini senza menzionare una sola volta l'enorme trave situata nel cuore della finanza inglese fa parte del gioco spesso assecondato da qualche ignorante o interessato osservatore .

Ad esempio nessuno vi ha mai raccontato che in Svizzera esiste la più alta percentuale al mondo di debiti delle famiglie o che il governo svizzero non potrebbe mai nazionalizzare le proprie banche perchè...andate a rivedervi il post " No Man's Ocean 2011" date un'occhiata agli impieghi...

Noi di Icebergfinanza andiamo oltre cercando di far riflettere e guardando dietro le apparenze!

Ma si sa nessuna banca può fallire in santa pace ed ora nessuno Stato. Ma andiamo oltre...

Un'altra crisi finanziaria in vista a causa dei derivati. È solo una battuta di un economista in cerca di facile visibilità mediatica? Non proprio, se a parlare è Mark Mobius, presidente esecutivo di Templeton Asset Management per i mercati emergenti, un profondo conoscitore dei mercati internazionali e responsabile di uno dei maggiori operatori globali. Mobius ha precisato che un'altra crisi finanziaria è inevitabile perché le cause di quella precedente non sono state risolte.

Ma è possibile che dopo il varo della legge di riforma finanziaria Dodd-Frank negli Stati Uniti ci siano ancora questi problemi? «C'è un'altra crisi finanziaria dietro l'angolo, perché non abbiamo risolto nessuno dei motivi che hanno causato la crisi precedente», ha detto il 30 maggio Mobius al Club dei Foreign Correspondents a Tokyo, in risposta ad una domanda sui prezzi altalenanti. «Sono stati regolamentati i derivati? No. Siamo forse ancora in una fase con una crescita trainata dai derivati? Sì», ha ribadito Mobius. Banche Ue e derivati: una mina da 4mila miliardi. Il peso degli asset tossici sui bilanci

(...)Ma cosa è accaduto dopo il varo del Dodd Frank act?
«Il valore totale dei derivati in tutto il mondo supera il totale mondiale del prodotto interno lordo di dieci volte», ha detto Mobius, che gestisce più di 50 miliardi di dollari di asset. Con quel volume di scommesse in direzioni opposte, impossibile non aspettarsi la volatilità e le crisi dei mercati azionari.

La crisi finanziaria mondiale tre anni fa è stata causata in parte proprio dalla proliferazione di prodotti derivati legati ai mutui immobiliari americani che hanno cessato di guadagnare, provocando centinaia di miliardi di dollari in svalutazioni, un fatto che portò successivamente al crollo di Lehman Brothers il 15 settembre 2008. (...)«Le banche sono più grandi rispetto a prima? Sì, sono più grandi di prima - ha detto Mobius -. Sono troppo grandi per fallire». Esattamente il contrario di quello che raccomandava Paul Volcker al presidente Obama, cioè di evitare giganti troppo grandi per fallire. La paura della crisi sembra passata senza che siano stati erette nuove difese contro i derivati, i nuovi "barbari" sempre pronti ad attaccare le mura dell'impero finanziario. Sole24Ore

Comunque sia ora abbiamo un problema l'economia reale, il peggioramento evidente ed inevitabile delle condizioni macroeconomiche e fondamentali mondiali, un'economia ostaggio delle finanza e della politica, ostaggio dell'ignoranza della gente comune, che ignora e non vuole conoscere in attesa della prossima e probabilmente definitiva nuova tempesta perfetta.

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