sabato 24 novembre 2007

borsa

Venerdì 23 Novembre 2007, 21:56


E ora Trappola per Tori?

Di Proiezionidiborsa

Visita il sito di TrendOnline



Il 19 Novembre ( tredicesimo giorno di Borsa aperta di Wall Street ) vi avevamo scritto quanto segue:

In sostanza, pensiamo che oggi, si sono create le condizioni per un Trappola per Orsi e fra il 23 ed il 26 Novembre, si creeranno le condizioni per una Trappola per Tori. Oggi, siamo al sedicesimo giorno di Borsa


Mercato Balordo,che sembra prima dare segnali di Inversione Ribassista,anzi di continuazione ribassista,poi i segnali vengono rimangiati, e di punto in bianco,sembra che si inverta al rialzo. Questi sono Mercati difficili, dove si possono perdere dei soldi e queste sono le Trappole a cui accennavamo giorno 19 Novembre.

Vediamo qual'è la mappa che traccia il nostro Frattale di Wall Street ( Frattale che non si modifica e che abbiamo riportato su queste pagine da oltre un mese )
In sostanza,lo scenario rimane identico a quello delineato, avevamo soltanto dimenticato che ieri le Borse americane sarebbero state chiuse per il Giorno del Ringraziamento.

Cosa dice il Frattale ? Quello che vi abbiamo detto il 19 Novembre :

Rimbalzo fino al diciottesimo giorno di Borsa aperta e poi violenta discesa fino al venticinquesimo giorno (piu' o meno il 03 Dicembre).

Il sentiment anche stavolta andrà alle stelle ? Si dirà è ora di acquistare, ma vicino ai massimi del diciottesimo giorno ?

Ricordate sempre questa Tabella e non la sottovalutate mai
Attenzione: sul Time Frame settimanale non si ravvisano segnali di Inversione Rialzista..e per dire rally natalizio è meglio aspettare la Chiusura di Venerdì 30 Novembre...A proposito, se si avvera lo scenario, delineato dal Frattale, scommettiamo che, proprio intorno a Venerdì 30, si negherà l'ipotesi del rally natalizio?

Ma, tranquilli, il rally natalizio ci sarà, ed inizierà proprio dal panico, (forse ci sarà un pò di isteria), che ci dovrebbe/potrebbe essere nei prossimi giorni.

Chi lo dice che ci sarà il rally natalizio? La Storia. Noi utilizziamo statistiche storiche e probabilità.

L'ottantaquattro per cento di probabilità dice che in questo anno ci sarà il rally natalizio. Noi non facciamo Profezie, ma usiamo dati statistici, non altro.

Basta leggere il Libro : La Borsa dal 1897 al 2030_Statistiche dal 1897 al 2030 e previsioni fino al 2030, per capire come si investe sui mercati con le probabilità a favore e come si potrà investire con le stesse probabilità non solo nei prossimi 23 anni, ma anche nei prossimi millenni.

Per Informazioni visita http://www.proiezionidiborsa.com Ogni giorno Proiezioni su Titoli, Indici e Valute.


mercoledì 21 novembre 2007

Mutui e portabilita'

Mutui: Portabilita'; Abi Approva Procedure, Snelliti Tempi

Ansa Web


(ANSA) - ROMA, 21 NOV - Il Comitato esecutivo dell'Abi ha approvato le procedure semplificate per la portabilità del mutuo. Lo ha annunciato il Presidente dell'Abi, Corrado Faissola, ricordando però che "la delicata questione dei costi rientra nelle materie di esclusiva competenza delle banche, nel rispetto delle regole di concorrenza e in linea con quanto previsto dalla legislazione

vigente".
Per Faissola si tratta "di un insieme di decisioni che sottolineano la sensibilità del sistema bancario nei confronti dei consumatori e nel contempo sottolinea la contrarietà dell'Associazione ad interventi dirigistici". L'Abi, nel pieno rispetto di norme che impediscono l'uniformità delle condizioni rivolte alla clientela e sottolineando che l'Associazione non può imporre nulla, in quanto i costi fanno parte delle tematiche concorrenziali, ritiene che una strada per rispondere alle sollecitazioni dei consumatori possa essere quella dell'assunzione volontaria, da parte della banca subentrante, degli eventuali costi e delle penali, se dovute, relative alle estinzioni anticipate; prassi, peraltro, già adottata da alcune banche.
- PROCEDURA PER LA PORTABILITA': "gli obiettivi alla base dello schema di procedura approvato dall'Abi e dal Consiglio Nazionale del Notariato, e presentata alle Associazioni dei consumatori, sono: favorire l'effettiva operatività della portabilità, soddisfare criteri di economicità, certezza dei tempi e semplificazione amministrativa. La procedura prevede una notevole semplificazione per il cliente comprendendo in un "atto unico": il contratto di mutuo tra la nuova banca e il cliente, la quietanza di pagamento rilasciata dalla banca originaria, il consenso alla surroga e l'annotazione della surroga stessa a margine dell'ipoteca originariamente iscritta.
L'operazione potrà essere realizzata sia nella forma della scrittura privata autenticata che nella forma dell'atto pubblico e prevede l'intervento del notaio, quale pubblico ufficiale, che autentica le sottoscrizioni o redige l'atto pubblico".
Questa nuova procedura garantirà ai clienti tempi certi per la fase di comunicazione del debito residuo attraverso un sistema di colloquio interbancario entro un massimo di 15 giorni. Al tempo stesso, la procedura dà una completa informazione e una piena certezza alla clientela, fissando 5 fasi precise: l'avvio della procedura da parte del cliente presso la nuova banca, la richiesta alla banca originaria dell'importo del debito residuo del cliente, l'analisi della fattibilità dell'operazione da parte della nuova banca, la comunicazione alla nuova banca dell'importo del debito residuo, la stipula del nuovo contratto di mutuo, l'annotazione della surroga dell'ipoteca in conservatoria.
- PROCEDURA PER LA RINEGOZIAZIONE: Il Comitato esecutivo dell'Abi ha approvato anche uno schema di procedura per la rinegoziazione dei mutui che introduce notevoli semplificazioni.
Per modificare alcune delle condizioni del precedente mutuo (riduzione del tasso di interesse; modifica del tasso con passaggio da un tasso variabile a fisso o a misto, o viceversa; prolungamento della durata) sarà necessario un unico documento sottoscritto dalla banca e dal mutuatario, che di norma non richiede l'intervento del notaio, e contenente le nuove condizioni concordate. Anche in questo caso, ricorda l'Abi, "vengono garantiti tempi certi per la comunicazione al cliente sull'esito della richiesta di rinegoziazione entro 10 giorni lavorativi. La nuova procedura consentirà rapidità e piena informazione stabilendo 4 fasi: l'avvio della procedura di rinegoziazione con la richiesta del cliente, l'analisi da parte della banca della fattibilità dell'operazione, la risposta della banca alla richiesta di rinegoziazione, l'atto di rinegoziazione".
(ANSA).

martedì 20 novembre 2007

BANCHE PARTE 2^

BANCA MIA FATTI CAPANNA
di Eugenio Benetazzo
Ma cosa è successo al panorama bancario italiano ? Come siamo arrivati noi italiani ad avere un pool di istituti di credito, probabilmente i peggiori al mondo, che si contendono ogni giorno il raggiungimento di posizioni dominanti nel mercato ? Cosa è successo in meno di vent’anni da infrangere per sempre il rapporto fiduciario tra
banca e cliente tanto che oggi il piccolo risparmiatore italiano non si fida più di nessuno ? Che cosa ha trasformato le banche nel tuo peggior nemico ?
Per spiegare quello che è successo dobbiamo tornare indietro di oltre quindici anni quando il panorama bancario italiano era costituito da una distesa prateria di piccoli istituti di credito con spiccata vocazione territoriale, nella quale spadroneggiavano anche tre colossi nazionali, la Banca Nazionale del Lavoro, il Credito Italiano e la Banca Commerciale Italiana, tre banche storiche di diritto pubblico che erano presenti per prestigio e diffusione capillare su quasi tutte le piazze provinciali del paese con le loro mastodontiche agenzie di sportello.
Ricordo ancora il mio primo libretto di risparmio aperto in prima media presso la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno ed Ancona, successivamente trasformatasi in Cariverona e poi tristemente fagocitata nel gruppo bancario denominato Unicredito. In quel tempo non esisteva l’esigenza viscerale di competere tra banche e banche, in quanto ogni istituto aveva trovato una propria dimensione e sviluppo legato alle caratteristiche del territorio ed a una propria vocazione imprenditoriale. Gli sportelli di banche differenti presenti su una stessa piazza si facevano concorrenza sulle modalità di erogazione del servizio e sul rapporto umano
che si instaurava con il personale che vi lavorava.
Vent’anni fa sarebbe stato impossibile che un direttore di banca vi proponesse di investire su un’obbligazione strutturata emessa da chi sa chi e per Dio sa cosa: i prodotti di risparmio tipici proposti erano i titoli di stato, i
pronti contro termine, i certificati di deposito oppure le obbligazioni emesse dalla stessa banca: prodotti a capitale protetto e rendimento garantito.
I correntisti ed i risparmiatori erano trattati allora come persone con specifiche esigenze sociali ed imprenditoriali, e non come avviene ora alla pari di insignificanti numeri di conto corrente a cui addebitare costi ed oneri di fantasia congiuntamente all’offerta di una copiosa varietà di prodotti porcheria.
Come siamo arrivati, allora, all’attuale situazione di mercato ? La risposta è piuttosto semplice: ottimizzazione dei costi e massimizzazione dei profitti. Le tanto osannate dottrine sui processi di arricchimento facilitato che si
insegnano in quelle fabbriche di replicanti clonati, che vengono definite business schools, hanno trovato prima applicazione proprio nel mondo bancario. Fu così che alcune banche comprendendo la possibilità di competere sui mercati internazionali in vista della definizione di un grande mercato unico europeo iniziarono ad unire le
forze nelle maniere più subdole: fondendosi, fagocitandosi o incorporandosi.
Questo processo portava ad aumentare spaventosamente la loro redditività in quanto se gli attivi dei patrimoni venivano sommati, lo stesso non avveniva per i costi, i quali subivano invece un consistente ridimensionamento (chiusura di filiali doppie sulla stessa piazza e licenziamento del personale in esubero).
Lentamente negli anni hanno preso forma i gruppi bancari che conosciamo tutti ed allo stesso tempo si sono verificati i grandi scandali finanziari che hanno depauperato intere generazioni di risparmiatori italiani. Anche questo è stato dovuto alla trasformazione del sistema bancario italiano, il quale ha iniziato a fare i conti con la prima legge del mercato dei capitali ovvero il rendimento in termini percentuali tra il dividendo erogato ed il prezzo di una singola azione.
La necessità di conseguire utili e rendimenti sempre più crescenti ha spinto i banchieri ad individuare nuove aree di profitto senza compromettere o aumentare l’esposizione al rischio della banca: per quanto motivo sono proliferate commissioni, oneri e costi per servizi di base (che in molti paesi sono completamente gratuiti).
Parallelamente si è sviluppato anche uno straordinario mercato di prodotti porcheria per la gestione del risparmio, infatti questi gruppi bancari si sono resi conto che è molto più conveniente per i loro bilanci e per il loro profitto, gestire i vostri risparmi applicandovi oneri e commissioni senza così esporre la banca in alcun modo
al rischio imprenditoriale. Il marcio del sistema ha trovato la sua massima manifestazione quando i grandi gruppi bancari hanno individuato nell’utilizzo del budget, lo strumento di eccellenza per la propria pianificazione aziendale. Con il
budget, infatti, si stabiliscono a priori i risultati che il gruppo bancario deve conseguire per massimizzare il suo profitto e a questo dictat si devono prostrare tutti i dipendenti della banca, dai funzionari ai cassieri.
Non cè da stupirsi quindoi se esistono banche che concedono in comodato gratuito una Ferrari per una settimana come bonus o incentive per il raggiungimento del budget ad un direttore di filiale, se questo è riuscito a far erogare un determinato numero di mutui ipotecari ad intervento integrale (quindi 100 %) a condizioni proibitive (mi piacerebbe potervi fare i nomi e cognomi) ! Non mi dilungo sul personale di sportello, soggetto ad un tasso di turnover improponibile (ogni mese avete un
referente diverso), nella maggior parte dei casi, vi trovate di fronte a persone frustrate, impantanate in un lavoro che non ha futuro, destinate per anni a contare il denaro e gli assegni, oppure a passare carte su carte tra lo sportello e la direzione amministrativa. Ecco il motivo per cui non vi dovete fidare di quello che vi propongono: perché quello che vi viene presentato, deve prima portare ricchezza alla stessa banca. Questa trasformazione del sistema bancario ha tuttavia prodotto o indirettamente causato anche un effetto collaterale, che forse non si era opportunamente valutato: per la prima volta si è venuto ad infrangere il rapporto
fiduciario che si riponeva nelle banche o nelle persone che vi lavorano, dubitando profondamente su tutto quello che viene raccontato od offerto allo sportello. Non a caso sono ripresi con grande frequenza e dimensione fenomeni di espatrio di capitali (a volte anche con modalità illegali) nei confronti di centri finanziari ritenuti
storicamente più seri ed affidabili.
Comunque questo paese e la sua inerte classe politica lasciano veramente poco a che pensare, ma ancor di più la sua popolazione: se gli toccate la squadra di calcio allora preparatevi a vedere scali e porti marittimi bloccati da orde di tifosi che barricano gli accessi, mentre se qualcuno (coperto dalla compiacenza politica di chi
ci governa) vi sottrae illegalmente 50 euro dal vostro conto corrente, vi limitate semplicemente a lamentarvi stile bambino dell’asilio a cui hanno rubato la merendina. Chi è causa del suo male, pianga se stesso.

domenica 18 novembre 2007

BANCARIO RIDOTTO A PROSTITUTA ALBANESE

dal sito MERCATO LIBERO...dell'amico
C’era una volta il direttore di banca. Quando un artigiano, commerciante o impresa chiedeva un fido, lui andava a vedere di persona le gru, i capannoni, i magazzini del potenziale debitore. Era un personaggio ben inserito nella realtà economica locale. I profitti della banca venivano in parte notevole da questa attività. Oggi non più. Come spiega un doloroso articolo su Libero Mercato, il bancario deve «vendere» a qualunque malcapitato entri in banca assicurazioni, «prodotti finanziari» che puzzano, «derivati» e «strutturati» col trucco, e di cui il cliente non ha bisogno.Vuoi il fido? Allora beccati anche questo swap dollaro-yen, o questa quota di hege fund con portafoglio colmo di azioni di Pechino. Non ti occorre? Ma la banca, per darti il fido, ti chiede di «contribuire ai profitti dell’istituto, che oggi si fanno così».
Altrimenti niente credito. I risultati sono quelli raccontati spesso dalla Gabanelli e da Libero stesso: negozi ben avviati portati al fallimento dalla leva negativa di quegli «strutturati», su cui bisogna pagare margini che superano i fatturati; prestiti-ponte per pagare quei debiti improvvisi; colossali indebitamenti occulti di Comuni Province e Regioni. Non è colpa dei bancari. E’ che il loro status è stato cambiato: parte del loro stipendio oggi dipende dai «risultati», ossia da quali schifezze e truffe hanno rifilati ai clienti. Ridotti a promotori finanziari senza preparazione specifica, assillati «dagli uffici-marketing che dettano quale cliente chiamare, a quale ora e per quale prodotto» e dalla telefonata del capo-area che vuole «risultati», altrimenti niente «incentivi» e premio annuale.

La condizione dei bancari è quella delle prostitute albanesi nelle grinfie del racket, e come tali devono comportarsi.

E i vecchi direttori hanno perso la «delega»: non sono più loro a dire se quell’artigiano o impresa meritano di essere affidati, ma «processi automatizzati», decisi da lontani computer con software irreali, «made in USA». «Processi di vendita massificati», dice Libero, «non serve pensare: tutto è pianificato» dagli arroganti neo-banchieri che imitano Wall Street.
Dice Libero: tra i risultati, c’è che crescono le perdite delle grandi banche «sui crediti di piccola dimensione». E che i clienti, non trovando più il direttore che li conosceva da anni, ripiegano sulle piccole banche locali, che «tengono e crescono» nonostante l’arretratezza tecnologica, e che erano state date per spacciate «perché non hanno le dimensioni».
Ma non è questo il punto. La vera tragedia è che la banca, prima, era almeno una ausiliaria dell’economia reale, dell’industria e del commercio.
Oggi ne è il parassita distruttore. Gli avvoltoi, almeno, mangiano cadaveri già putrefatti. Le «nuove» banche divorano imprese vive e vegete, rifilando loro prodotti fallimentari, «strutturati» incomprensibili che aggraveranno i conti fino alla bancarotta. Libero Mercato, se n’è accorto e denuncia.
Ma anche Mario Draghi è consapevole di questa situazione. Ha parlato più volte del dissesto dell’industria del risparmio gestito italiano inefficiente, cara e capace solo di succhiare il sangue agli investitori.
Per ora ha vinto il cambiamento di «cultura», come si dice: dal credito come ausiliario al credito-marketing predatorio.
Tornando alla storiella del castello del mio precedente articolo è come se un castello era stato costruito da un Re saggio e buone alcuni anni fa sulle rive di un fiume bellissimo. Vicino al castello era sorta una grande città che si sentiva protetta dalla presenza del castello. La città cresceva prosperosa, le campagne erano adibite all’agricoltura e all’allevamento, le foreste erano popolate da animali che venivano cacciati, il fiume veniva utilizzato per l’approvigionamento idrico e per il commercio. La natura e la serenità delle famiglie rendeva la vallata unica nel suo genere.
Tutti volevano stare vicino al castello, si sentivano aiutati e protetti, in cambio pagavano delle tasse ragionevoli e tutti prosperavano.
Improvvisamente il re del castello muore e suo figlio, noto per la sua arroganza e avidità, ne prende il posto. Aumenta le tasse, brucia il raccolto dei campi di coloro che non pagano le tasse, si appropria del bestiame dei morosi e lo vende alle vallate confinanti. il paese si impoverisce sempre di più. Da una bella città si trasforma lentamente in una favelas triste e povera.
Il castello diventa sempre più bello e opulento, ma un giorno si accorge che non può più spremere i sudditi, non è rimasto nulla da spremere, la pianura fertile si è trasformata in un arido deserto, la foresta bruciata, e il fiume inquinato. Il re ha due alternative…sposta il castello in un’altra valle e continua a depredare, o si impoverisce anche lui e il castello in poco tempo diverrà un rudere. Ma la folla dei sudditi, intanto, ha aperto gli occhi, capisce che esiste un’alternativa, confabula, si organizza, si arma…una rivolta è vicina

Jack Free (Libero) Maurizio Blondet, Mercato Libero.

giovedì 1 novembre 2007

Il Profumo del Governatore

da Mercato Libero


PROFUMO: MI DA FASTIDIO (Sapessi a noi….)Profumo attacca Bazoli affermando che le parole di Bazoli gli danno fastidio...
Alessandro Profumo, al quotidiano francese Les Echos: "Alcuni dicono che le Generali devono restare indipendenti in modo da poter esercitare la loro influenza. Ciò mi dà fastidio" ha detto Profumo, riferendosi al presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli!
Francamente siamo stufi di mezze frasi, di scaramucce, di tatticismi anti mercato.
Evviva davide Serra, Evviva Matteo Arpe.
Evviva gli uomini di rottura.
E' vero, sono a caccia di utili e profitti, ma chi non lo è?
Basta vedere gli stipendi dei manager di Generali!
Lo stesso attacco di Serra andrebbe fatto in politica alla nostra classe dirigente e all'opposizione. Tutti a far finta di litigare per poi cercare di mettersi daccordo per continuare a poter far politica.
Se a Profumo gli da fastidio Bazoli perchè non appoggia Serra? Una bella scalata a Generali ora è possibile, anche a Mediobanca, di cui possiede il 19%.
All'antitrust ci si penserà dopo....
Ma in Italia si sa...esiste sempre un Corriere della sera, un giornalista , un giudice che diranno la loro bloccando l'anima del mercato.

RISPARMIO GESTITO O RISPARMIO TRADITO? Ecco il pensiero del governatore:
risultati insoddisfacenti, non solo per colpa del fisco. Gestori cari rispetto ai
rendimenti. Il legame con le banche ha ostacolato «la concentrazione delle fabbriche prodotto»

I fondi comuni italiani, riconosce il governatore, sono stati a lungo penalizzati fiscalmente rispetto a quelli esteri, ma l’industria deve comunque essere in grado di fare mea culpa e riflettere sui motivi della progressiva disaffezione dei risparmiatori nei suoi confronti. «La qualità delle gestioni non di rado è insoddisfacente rispetto ai costi - ha osservato il numero uno di Palazzo Koch - Non sorprende che l’andamento più sfavorevole abbia contraddistinto i fondi obbligazionari e monetari per i quali il peso delle commissioni è particolarmente elevato». Nel mirino di Draghi è finita la governance delle Sgr, che avrebbero un numero troppo esiguo di consiglieri indipendenti, e il rapporto troppo stretto tra fabbriche prodotto e reti di vendita. «Queste ultime hanno un ruolo decisivo nello sviluppo delle masse in gestione e nella ripartizione dei ricavi». Il problema fiscale in ogni caso va risolto al più presto. «È un handicap serio cui occorre intervenire», ha detto il governatore

PER RIASSUMERE I PRODOTTI ITALIANI DEL RISPARMIO GESTITO, A DETTA DEL NOSTRO GOVERNATORE HANNO LE SEGUENTI CARATTERISTICHE:
- FISCALITA’ PENALIZZANTE,
- INCAPACITA’ GESTIONALE (RISULTATI DELUDENTI)
- GOVERNANCE INSODDISFACENTE
- TROPPO POTERE DELLE RETI DI VENDITA


Ora le sue parole equivalgono a dire:
- Risparmiatore non comprare prodotti delle banche italiane
- Risparmiatore non ti fidare del promotore che ti vende prodotti
d’investimento italiani
- Risparmiatore non ti fidare della banca sottocasa se ti dice di comprare
prodotti italiani del risparmio.

Ora, queste parole sarebbero tacciate di concorrenza sleale o di falsa pubblicità comparativa se uscissero dalla bocca di un consulente finanziario indipendente come me. Ma dato che tali affermazioni arrivano dal massimo esponente della Banca d’Italia, allora il risparmiatore ha l'obbligo di preoccuparsi.
Il governatore dice che i prodotti del risparmio gestito italiano non sono prodotti validi. Quindi se li compri non fai certo un buon affare. E, automaticamente bisogna fuggire da coloro i quali te li propongono (reti, private bankers, ufficio titoli della banca ecc ecc).
A questo aggiungo che se la banca ti offre prodotti prodotti d’investimento estero vestiti, ma gestiti sempre dallo stesso team di gestione italiano che ha risultati insoddisfacenti in Italia... la musica non cambia. È difficile pensare che il prodotto sia migliore. Occhio poi al costo dei prodotti esteri. A volte costano di più in modo da mangiarsi il vantaggio fiscale che invece deve rimanere in capo a chi investe. La maggior parte dei prodotti d’investimento di società italiane d’investimento che hanno aperto i loro uffici in Lussemburgo o in Irlanda soffrono dei medesimi problemi sui risultati che affliggono i prodotti italiani. Per giunta la società di gestione estera subisce una tassazione sugli utili inferiore a quella italiana. Quindi tale vantaggio dovrebbe essere girato, in parte al consumatore.



A riprova di quanto detto, riporto le parole di Giuliani, direttore generale di una delle principali società del risparmio gestito in Italia:
«Purtroppo quello che dice Mario Draghi è la realtà. In Italia ci sono pochissime scuole gestionali di valore che possono vantare una storia di successo provata da fatti e non da slogan commerciali. In molti casi i rendimenti medi offerti ai clienti, al netto dei costi e della fiscalità, sono insoddisfacenti. Il 90% dell'industria rende in media sui 5 anni meno dei Bot: occorre concentrarsi molto di più sulla qualità dei rendimenti offerti, pensando solo al cliente». Ma chi è il vero colpevole dell’ «andamento insoddisfacente» dei fondi italiani lamentato ieri da Draghi? «Oltre alla gestione - risponde il numero uno di Azimut - grosse responsabilità sono da attribuire anche alle reti distributive che hanno dimostrato di avere molte difficoltà nell'orientare i clienti in modo corretto negli anni. Considerato che alcune asset class, hedge e flessibili a parte, hanno reso zero o addirittura perso, è ovvio che il livello di insoddisfazione sia elevato. E, infine, da un orientamento eccessivo al conto economico di breve termine che ha portato alla diffusione di strumenti poco trasparenti, molto costosi e poco flessibili. Essere spinti da logiche di budget di breve termine e non dalla soddisfazione del cliente nel medio/lungo è molto dannoso per l'industria».

Infine ricordo la raccolta di settembre per il risparmio gestito italiano segna un
–9,3 miliardi di euro. Vuoi essere l'unico che rimane con il cerino in mano?

IL RISPARMIATORE E’ ABBINDOLATO DALLE BANCHE!!! PAROLA DI GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA
Ieri Draghi, nel suo discorso, in occasione della giornata del del risparmio ha fatto pesanti interventi contro il sistema bancario e a favore del risparmiatore.
In particolare si è soffermato su tre aspetti: Mutui, Conti Correnti, Risparmio Gestito.
Il governatore ha affermato che in tutti questi prodotti il risparmiatore è abbindolato dalle banche. Il risparmiatore non è capace di scegliere e indirizzarsi verso prodotti efficienti.
Vediamo i vari prodotti a uno a uno:
MUTUI
Draghi ha affermato che i tassi d’interesse potrebbero salire nei prossimi mesi. Incredibile! Il nostro governatore, mentre i tassi americani scendono, ci dice che i tassi saliranno. Visionario o Preveggente? Io ritengo che abbia ragione e ci vuole aiutare. Ci dice che l’inflazione è alle porte. Ma non l’inflazione che porta a un maggior valore degli assets immobiliari (come accadeva negli anni 70). Ma un’inflazione cattiva che arriva direttamente dalla Cina e di cui noi subiremo solo gli svantaggi! Il governatore ci dice di non indebitarci! O se lo facciamo, di valutare un tasso fisso! Questo è il primo messaggio. (a proposito, inflazione record e grosso aumento dei prezzi alla produzione sono segnali preoccupanti).