giovedì 27 settembre 2007

QUANDO CI RENDIAMO CONTO CHE E' FINITA?

De Mita all’attacco «Spettacolo penoso»




DALL’INVIATO ALDO BALESTRA Lioni. «Mi dispiace, dovrete fare ancora i conti con la mia presenza». Ciriaco De Mita sale sul palco del centro sociale di Lioni, a due passi dalla sua Nusco, e con una battuta esorcizza la questione, in via di sofferta soluzione, del mancato accoglimento delle liste nazionali di Campania Democratica. Il fidato Mario Sena, capogruppo della Margherita in Regione Campania, via telefono ogni tanto s’informava sull’esito del ricorso. Ma De Mita, che apre la campagna elettorale per le Primarie del Pd nel collegio Alta Irpinia, nemmeno sembra preoccupasi più di tanto. Certo, quella ricusazione, per quanto «tecnicamente frutto dell’utilizzo di un meccanismo procedurale male interpretato», per lui resta una «provocazione». «Sì, non mi spiego - confida - tutto questo in un partito che nasce, che si fa, che è per aggregare e non ”contro” qualcuno. Logico che non ci sia entusiasmo, sarebbe strano se ci fosse, perchè è difficile suscitare entusiasmo se i giocatori della squadra si prendono a calci». Ed allora De Mita, di ritorno ieri da Roma, racconta che quasi stava disertando l’appuntamento serale di Lioni, al cospetto di centinaia di persone, accolto dalla padrona di casa Rosetta D’Amelio, diessina lionese ed assessore regionale alle Politiche sociali, capolista di Campania Democratica per l’assemblea regionale. «Certo - afferma De Mita - non c’è partecipazione rassegnata, ma nemmeno entusiasta. Dobbiamo crescere, dialogare, far capire. Noi qui in Irpinia le liste le abbiamo fatte bene, abbiamo integrato esperienze e nuova linfa». Il leader della Margherita, allora, ascolta con attenzione l’intervento di una ragazza ventenne altirpina, Luana Evangelista, della Sinistra Giovanile, che lo segue in lista, al numero due. «Proviamo insieme a saldare - le dice De Mita - tensione ideale dei giovani e sapienza». Il leader di Nusco è animale elettorale, che si sente già dentro la competizione. «Da questo collegio - afferma - mi aspetto che la lista raccolga almeno 15mila consensi». E l’assessore regionale, D’Amelio, afferma che «il compito di tutti i candidati sarà quello della mobilitazione, del portare al voto gente che si convinca che con la partecipazione si può approdare ad un nuovo orizzonte politico che, in Veltroni, ha il suo garante». E se Sena (capolista regionale in Bassa Irpinia, e dunque lontano dalla natia Sant’Angelo) avvisa sui «rischi verso il 14 ottobre di una deriva inquinante, di intrighi e infiltrazioni tesi a delegittimare», De Mita non resiste a qualche chiosa feroce. Verso Gad Lerner che l’ha recentemente criticato («ma ad Avellino, in un confronto con me, non aveva detto che mi avrebbe visto come padre nobile del Pd? Sia chiaro, ho deciso io di non candidarmi quando mi sono accorto che potevo farlo»), Rosy Bindi («lei parla contro le oligarchie, ma chi l’ha messa al governo, forse lo Spirito Santo?») ed Enrico Letta («è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, senza mai essersi impegnato in una campagna elettorale»). E difende, De Mita, il «suo» candidato campano per il Pd, Tino Iannuzzi. Così: «Altro che candidato oscuro. È un parlamentare attento e scrupoloso, preparato sulle vicende regionali. E lasciate che ve lo dica io, che alla Camera sono seduto accanto a lui. E vicino a De Luca».

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